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Grazia Toderi e Gilberto Zorio: un Dialogo Cosmico a Bologna

Allestimento nell'Oratorio bolognese di San Filippo Neri

Con l’inaugurazione, il 16 gennaio 2025, della mostra Torri : Terra presso lo storico Oratorio di San Filippo Neri a Bologna, si scrive un nuovo, fondamentale capitolo del dialogo artistico tra Grazia Toderi e Gilberto Zorio. Un sodalizio tra due maestri di generazioni e linguaggi apparentemente distanti, che dà vita a una delle più affascinanti conversazioni dell’arte italiana recente.

Zorio e l’Energia della Materia

Per comprendere la natura di questo incontro, è necessario partire dalle singole poetiche. Gilberto Zorio (Andorno Micca, 1944) è una figura cardine dell’Arte Povera, movimento che ha rivoluzionato la scultura a partire dalla metà degli anni Sessanta. La sua ricerca è un’indagine costante sui processi energetici e sulle trasformazioni alchemiche della materia. Nelle sue mani, materiali industriali come tubi dalmine, metalli e cemento, o elementi naturali come terracotta e pelli animali, diventano attori di un dramma fisico. Le sue opere non sono oggetti statici, ma campi di forza, processi in divenire where reazioni chimiche (l’evaporazione dell’acqua salata, l’ossidazione dei metalli) rendono visibile la tensione latente della materia. La Torre Stella, elemento scultoreo centrale nell’installazione bolognese, incarna perfettamente questa visione. Costruita con centinaia di blocchi di Gasbeton bianco, è definita dal curatore Andrea Viliani “architettura del pensiero in azione”. La sua forma archetipica di stella a cinque punte non è solo un simbolo, ma un fulcro energetico che ridefinisce lo spazio, un’architettura antropologica che può essere allo stesso tempo rifugio e piattaforma di osservazione. Come ha affermato lo stesso Zorio, la sua torre è il “contenitore” fisico e concettuale per l’intervento immateriale di Toderi.

Toderi e la Smaterializzazione dell’Immagine

Se Zorio ancora la sua ricerca alla fisicità della materia, Grazia Toderi (Padova, 1963) la proietta in una dimensione cosmica e immateriale. Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1999, Toderi lavora principalmente con il video e la proiezione, esplorando la luce, la percezione e la mappatura di spazi celesti e terrestri. Le sue opere, spesso visioni notturne di città, stadi o teatri, vengono astraette e trasfigurate in forme simboliche, geometrie luminose dove il particolare si dissolve nell’universale. Le sue proiezioni, come quelle della serie We Mark utilizzate nella collaborazione con Zorio, non sono semplici filmati proiettati su una superficie. Toderi evita la frontalità standard per creare una nuova spazialità fantasmagorica, in cui la luce “assorbe e reinterpreta” l’architettura su cui si posa. Le sue immagini, composte da centinaia di fotogrammi sovrapposti, trasformano visioni satellitari in una materia magmatica e rossastra, un colore che evoca la luce artificiale delle città vista dallo spazio, la radiazione cosmica di fondo o l’interno pulsante del corpo umano.

La Sintesi: “Torri : Terra”

La collaborazione tra i due artisti realizza una sintesi quasi dialettica tra due momenti cruciali dell’arte italiana. La fisicità dell’Arte Povera, con la sua enfasi sul processo e l’energia immanente, incontra la ricerca post-anni ’90 sulla smaterializzazione, la tecnologia e la percezione mediata. La materia di Zorio diventa lo schermo per l’immaterialità di Toderi; la scultura tangibile viene “attivata” e resa pulsante dalla luce, mentre la luce trova una forma e un corpo tridimensionale su cui manifestarsi. A Bologna, il concetto si espande: due Torri Stella “si tengono per mano”, come dice Zorio, accogliendo le proiezioni che trasformano lo spazio barocco dell’Oratorio in un microcosmo in rotazione, in cui persino le ombre dei visitatori diventano parte dell’orbita cosmica. Questo incontro dimostra come la ricerca sulla materia possa dialogare con le più avanzate indagini sulla percezione digitale, creando un ibrido che supera la dicotomia tra reale e virtuale.

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