Grazia Toderi e Gilberto Zorio
“I think having land and not ruining it is the most beautiful
art that anybody could ever want”
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella
forma d’arte che si possa desiderare”
Andy Warhol
Grazia Toderi è nata nel 1963 a Padova. Vive e lavora tra Milano e Torino. Figlia della generazione dei viaggi e delle fantasie spaziali, culminati con l’allunaggio del 1969, In seguito agli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Bologna Toderi espone le sue prime opere a partire dall’inizio degli anni Novanta. La predilezione per un utilizzo volutamente elementare del video quale mezzo espressivo e la registrazione distaccata di azioni quotidiane condotte al limite del visionario sottolineano la volontà dell’artista di concentrarsi sul soggetto e sulle potenzialità interpretative dell’azione in sé. Nel 1993 partecipa ad Aperto ‘93 in occasione della XLV Biennale di Venezia, mentre nel 1999 è tra le artiste premiate con il Leone d’oro alla XLVIII Biennale di Venezia. Nelle opere realizzate a partire dal 1991 Toderi utilizza anche immagini provenienti da riprese già esistenti per esplorare i principi, le dinamiche e le strutture del mezzo televisivo, inteso dall’artista come messa in scena condivisa, o a volte subita. Rielaborando immagini e suoni di arene, stadi e teatri storici, l’artista sviluppa una riflessione sul rapporto tra contenitore e contenuto, fruizione e fruitore che assegna all’osservatore un ruolo critico. A partire dal 1998 Toderi realizza una serie di opere video in cui ricrea immagini aeree e visioni satellitari notturne di città e continenti: il punto di vista inusuale e la non immediata riconoscibilità del soggetto le permettono di re-interpretare l’agglomerato urbano come una superficie variabile e incognita, un territorio magico e misterioso in cui cielo e terra si rispecchiano l’uno nell’altro. Nelle serie di proiezioni più recenti si accentua la componente installativa che riposiziona e riformula lo spazio-tempo espositivo come esperienza al contempo riflessiva e percettiva dell’opera stessa.
Numerose le mostre personali dedicate a Toderi presentate in musei e istituzioni pubbliche internazionali, fra cui: FRAC Languedoc-Roussillon, Montpellier (1995), Casino Luxembourg, Luxembourg (1998), Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (1998), FRAC Bourgogne, Digione (1998), Museum Ludwig, Colonia (1999), De Appel Foundation, Amsterdam (1999), Fundaciò Joan Mirò, Barcellona (2002), Miami Art Museum (2006), PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (2006), Museu Serralves, Porto (2010), Hirshhorn Museum, Washington D.C. (2011), MAXXI-Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (2012), John Curtin Gallery, Perth (2013), MIT Museum, Boston (2016), MART-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto (2017). Tra le Biennali e mostre periodiche internazionali a cui ha partecipato: la Biennale di Venezia (1993, 1999, 2009) e le Biennali di Istanbul (1997), di Sydney (1998), di Pusan (2000, 2002), di Pontevedra (2004), di New Orleans (2011) e di Mechelen (2015).
Gilberto Zorio è nato nel 1944 ad Andorno Micca (Biella). Vive e lavora a Torino. Formatosi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, presenta la sua prima mostra personale nel 1963 presso la Piccola Galleria d’Arte Moderna di Torino, esponendo disegni e sculture in terracotta. Protagonista delle linee di ricerca afferenti all’“Arte Povera”, teorizzate da Germano Celant nel 1967, Zorio elabora nelle sue opere esperienze di trasformazione e metamorfosi, analizzando fenomeni naturali di cambiamento, relazioni chimiche e fisiche, e il loro effetto sui materiali. L’idea di energia, e il suo effettivo esplicarsi, è una costante che attraversa la sua ricerca, privilegiando una pratica dell’arte che si rivela nel suo stesso farsi e che pone sullo stesso piano le materie organiche e inorganiche e la riflessione intellettuale. L’attenzione rivolta all’elettricità comporta l’inclusione nelle opere di lampade, incandescenze, fosforescenze, così come l’utilizzo di forme archetipiche evocatrici di energia. L’artista predilige materiali fragili, dai quali emergono gigantesche stelle in acciaio (che assumono un rilievo architettonico nelle Torri Stella in Gasbeton) o alambicchi in pyrex, contenenti soluzioni liquide in bilico su sottili giavellotti: sospendendo questi elementi in installazioni volutamente precarie, spesso sospese in aria attraverso l’uso di canoe, l’artista racconta le tensioni centrifughe e centripete, e quindi la caducità e impermanenza del mondo fisico e chimico, mentale e storico.
Dal 1967, quando Zorio presenta il suo lavoro presso la Galleria Sperone di Torino, all’artista sono state dedicate numerose mostre personali, nei più prestigiosi musei e istituzioni pubbliche internazionali, fra cui: Kunstmuseum, Lucerna (1976), Stedelijk Museum, Amsterdam (1979), Pinacoteca di Ravenna (1982), Kunstverein, Stoccarda (1985), Centre d’Art Contemporain, Ginevra e Centre Georges Pompidou, Parigi (1986), Tel Aviv Museum e Stedelijk Van Abbemuseum, Eindhoven (1987), Philadelphia Tyler School of Art (1988), Museu Serralves, Porto (1990), IVAM-Institut Valencià d’Art Modern, Valencia (1991), Centro per l’Arte Contemporanea Pecci, Prato, e Musèe d’Art Moderne et d’Art Contemporain, Nizza (1992), Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Trento (1996), Dia Center for the Arts, New York (2001), Le Creux de l’Enfer-Centre d’Art Contemporain, Thiers e Institut Mathildenhöhe, Darmstadt (2005), Milton Keynes Gallery (2008), MAMbo-Museo d’Arte Moderna, Bologna (2009), CGAC-Centro Galego de Arte Contemporánea, Santiago de Compostela e MACRO-Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2010), Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2017). Ha inoltre partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1978, 1980, 1986, 1995, 1997) e a Documenta, Kassel (1972, 1992).